C’è ancora il coraggio di dire che a San Berillo serve rifare strade e panchine ?

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Stamattina San Berillo sfiora la tragedia. Un incendio divampa in un basso dove abita una ragazza che rimane dentro intrappolata. La porta di ferro è chiusa e non si riesce a trovare le chiavi per aprire. Si attivano tutti per provare a sfondare la porta. Minuti lunghissimi, i vigili del fuoco e l’ambulanza ancora non arrivano. Fortunatamente un gruppo di ragazzi riesce a sfondare la porta e a tirare fuori la ragazza, a costo di mettere a repentaglio la propria stessa vita. Arriva l’ambulanza, la polizia, i vigili del fuoco.
Il dispiacere è tanto, ma ancora di più sale la rabbia. Dobbiamo ancora sentirci dire che a San Berillo serve rifare strade e panchine con i progetti previsti dai Piani Urbani Integrati del PNRR? Dobbiamo ancora assistere ad interventi che si limitano a retate della polizia? Dobbiamo ancora sentire che il problema sono gli stranieri che abitano il quartiere? Perché non parliamo invece di interi edifici di proprietari (tra cui anche società) che da decenni hanno abbandonato gli immobili? Perché non c’è nessuna azione che mira a ripulire questi immobili colmi di rifiuti e metterli in sicurezza? Perché non c’è nessuna azione che restituisca dignità alle persone costrette a vivere in condizioni precarie igieniche e di sicurezza?

Quegli abitanti che la narrazione comune vuole fuori dal quartiere sono gli stessi che oggi hanno fatto di tutto per salvare la vita di una persona.
Ci sentiamo lasciati soli dalle istituzioni ma non dalla comunità di persone che vuole abitare insieme questo quartiere.

Trame di Quartiere

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